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Lui & Lei

Viva gli autobus affollati!


di Membro VIP di Annunci69.it Pigover60
05.01.2025    |    2.764    |    1 9.7
"Mi sorrise e, da quel momento, anche senza scossoni, lei muoveva il culo, schiacciandosi contro il cazzo che aveva assunto dimensioni tali da non poter..."
Ho sempre detestato salire sui mezzi pubblici affollati, specialmente in estate.
Ma, quella volta, fui costretto a salire su un autobus strapieno perché, di lì a poco, sarebbe iniziato lo sciopero degli auto-ferrotranvieri e quello era l’ultimo mezzo prima dell’inizio dell’agitazione.
L’estate si faceva sentire e restare schiacciati come sardine, con quel gran caldo, non era piacevole.
Ma mi accadde una cosa che mi fece cambiare idea sugli autobus affollati.
Davanti a me, infatti, c’era, di spalle, una signora.
Ad ogni curva o sussulto dell’autobus, il suo culo batteva e si schiacciava sulla mia patta.
Non impiegai molto ad avere un’erezione accorgendomi che, la signora, non portava le mutandine o, quantomeno, aveva una di quelle che io definisco “fili interdentali” perché dividono le chiappe.
E, quella signora, peraltro, le aveva molto sode.
Dopo alcuni minuti, lei voltò lentamente la testa guardandomi ed io, imbarazzato, le mormorai: “Scusi …”.
Mi sorrise e, da quel momento, anche senza scossoni, lei muoveva il culo, schiacciandosi contro il cazzo che aveva assunto dimensioni tali da non poter nascondere la mia eccitazione.
Piano piano l’autobus si svuotò e, allora, trovammo posto a sedere.
Ovviamente eravamo in due posti affiancati e, appena seduti, le porsi la mano tesa e mi presentai: “Piacere, Tony”.
“Piacere mio. Mi chiamo Luciana.”
“Vorrei ancora scusarmi per … prima, ma …”
“Non deve scusarsi! Anzi, fa piacere, a noi donne, sentirsi desiderate!”.
“Beh, non sempre! A volte si rischia un ceffone!”.
Rise e: “Non certo da me!”.
Mi piaceva molto e ritenni di doverglielo dire; lei mi ringraziò e mi disse: “Tra due fermate scendo.”.
Mentii: “Anch’io, che combinazione! Posso offrirle una bibita o, magari uno spumantino fresco?”
Acconsentì con malcelato entusiasmo “Volentieri!”.
Proprio di fronte alla fermata del bus, c’era un bar e ci sedemmo ad uno dei tavolini che erano all’esterno, sotto gli ombrelloni.
Ordinai al cameriere due calici di spumante.
“Bene, eccoci qui. Con questo caldo qualcosa di fresco ci sta bene!”.
“Vero. Oggi, poi, il caldo è intenso e … non solo per via del tempo!”.
Detta questa battuta, mi sorrise maliziosamente ed aggiunse: “Sono fradicia ... e non è sudore …”.
Era una donna che sapeva il fatto suo e che, evidentemente, aveva voglie represse.
Mentre sgranocchiavamo dei salatini e sorseggiavamo lo spumante, decisi di … scoprire le batterie.
Le domandai: “Possiamo darci del tu?”
“Con piacere Tony!”.
“Ecco, allora te lo devo dire: sei davvero una donna stupenda ed invidio tuo marito!”.
“Fai male ad invidiarlo! È un cornuto!”.
“Bene! … cioè, voglio dire … allora posso azzardare a farti la corte!”.
“Perché? Dall’autobus in poi, cos’hai fatto?”.
Mi stupiva … e mi eccitava.
“Senti: mi piacerebbe approfondire la conoscenza, ma qui non mi sembra conveniente. Correremmo il pericolo di essere arrestati dalla buoncostume!”
Risi ed anche lei rise di gusto, poi, ammiccò: “Se ti va possiamo andare a casa mia …”
“Volentieri, ma … se arriva tuo marito mi gonfia come una zampogna!”.
“Guarda caso è fuori città. Anzi è all’estero. Fa il camionista e non rientra prima di domani sera. Quindi, se vuoi …”.
“E lo metti in dubbio?”.
Pagai la consumazione e seguii Luciana.
Abitava a due passi dal bar e, quindi, in men che non si dica, giungemmo a destinazione.
Era un palazzone anni ’70; il suo appartamento era situato al sesto piano, così prendemmo l’ascensore e, non appena le porte furono chiuse, ci abbracciammo.
Mentre le nostre lingue si incrociavano, le nostre mani esploravano, a vicenda, i corpi.
Un lieve sussulto ci informò che l’ascensore era giunto al sesto piano.
Prima di uscire ci ricomponemmo sommariamente, ma, non appena varcata la soglia di casa sua e chiusa la porta, demmo inizio alle danze.
Ci spogliammo durante il percorso verso la camera da letto e vi giungemmo completamente nudi.
Ci sdraiammo nel letto ed io, dopo averla baciata in bocca, scesi a sfiorarle con la lingua il collo.
Poi mi dedicai ai suoi seni, leccando con delicatezza le aureole che erano molto marcate.
Lei mugolava di piacere e affondava le sue mani fra i miei capelli.
Scesi a titillarle l’ombelico, poi fu la volta del “monte di Venere” e, infine, fu la volta della figa.
Era completamente rasata e la mia lingua si insinuò fra le grandi labbra, assaporando il gusto della secrezione prodotta dalla sua eccitazione.
“Voglio il tuo cazzo! Dammelo!”
La penetrai senza alcuna fatica ed iniziai a pompare sempre più profondamente, ma lentamente, per non scaricarmi subito.
Adoro guardare la mia partner di turno quando gode e cerco di farle raggiungere l’orgasmo più volte.
Lei ansimava, rantolava, si contorceva dal piacere.
E, con un grido, venne una prima volta.
Io continuai il “vai e vieni”, ma riuscii ad insinuare la mano destra fra le sue cosce e, senza fermarmi, le titillai il clitoride.
Venne ancora due volte con grida sempre più forti.
E, alla fine, le riempii la figa di sborra.
Giacemmo stremati, ma sapevo che non era ancora finita.
Infatti, mi disse: “Lo sai che ho ancora voglia? Sei un amante stupendo e sai come far godere una donna.”.
La ringraziai e ripresi ad accarezzarla ed a leccarla; poi le chiesi se mi volesse ancora in figa o nel secondo canale.
“Ecco, è dall’autobus che aspetto il tuo cazzo nel culo …”.
Si girò, si mise alla pecorina e mi disse: “Sbattimelo dentro …”.
Le umettai il buco, poi appoggiai la cappella e cominciai a spingere.
Non senza fatica, riuscii ad entrare e lei: “Mettilo dentro tutto, fino alle palle!”.
Spinsi ancora e, quando fui tutto dentro, cominciai a scoparla e lei riprese a gemere di piacere.
Mentre io la inculavo, lei, con una mano, si sgrillettava; emetteva gridolini di godimento e ogni tanto mi incitava a sbatterla con vigore.
Io temevo di non resistere a lungo, ma mi imposi di farla godere prima di venire a mia volta.
Mi informò con un urlo: “Tesoro, vengo, vengo, vengo!”.
Le scaricai nell’intestino la sborra calda poi, lentamente mi sfilai e giacqui sfinito ed anche lei si accoccolò accanto a me.
“Sai, era da tanto tempo che cercavo un maialone come te. Senti, vuoi stare qui stanotte? Ho bisogno di recuperare il tempo perduto …”.
Accettai.
E fu una notte intensa.
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